Le Origini di Druento
BUAZANO*
Si puo' dire che l'altura dove ora si trova
la villa detta "San Salut" presso
la strada che porta a S.Gillio, assistette
e fu testimone della nascita di Druent
Posta tra l'antica e fiorente Rubianetta
e il soleggiato poggio che verra' scelto
per la fondazione del nuovo borgo, essa ne
vide le origini e le primitive vicende.
Su quella collina, era costruita una chiesa
dedicata a S.Solutore che dipendeva dai monaci
Benedettini dell'Abbadia di S. Giacomo di
Stura.
Tale chiesa,citata come "Ecclesia S.Salutoris
de Buazano" ed il territorio circostante,
compreso tra Rubianetta e l'attuale Druento,
chiamato Buazano, risulta da documentazione
presente presso l'archivio della Curia Arcivescovile
di Torino (1).
Il 19 Marzo 1196 Enrico, visconte di Baratonia
dona al monastero di S.Giacomo di Stura "buscum
de castaneis quem habebat in buazano a summitate
ripe pendente ures ceruonda cum toto prato...
quod est sub duruento... "
Al tempo del cattedratico del 1386, la chiesa
di S.Salutore di Buazano era soggetta alla
giurisdizione della pieve di S.Maria di Druent
(2).
La chiesa e' ora scomparsa ed anche il nome
Buazano si perse ben presto senza lasciare
traccia col trascorrere del tempo ed e' ora
completamente sconosciuto.
LA FONDAZIONE*
La fondazione di Druent risale al 12 febbraio
1263, giorno in cui a Torino, nella casa
di Ardizone Aynardi tra Guglielmo e Giovanni
Aynardi signori di Rubianetta e Pietrino
e Giovanni Frotta,Giovanni Grasso e Raimondo
Attone, tutti possidenti casa e beni nello
stesso luogo di Rubianetta, venne stipulato
un atto di convenzione rogato dal notaio
Nicoletto Allemanni, e alla presenza di alcuni
testimoni, con cui costoro si impegnavano
a costruire a proprie spese e nello stesso
territorio di Rubianetta, un borgo, oltre
il torrente Ceronda, per evitare che in tempo
di piogge dirotte, a causa della mancanza
di un ponte, venisse loro impedita la comunicazione
con Torino.
Fatto l'accordo, si portarono tutti sul posto
per la scelta del luogo piu' adatto e questa
cadde sul sito piu' fecondo e soleggiato
esistente in tutta la zona circostante.
Subito gli Aynardi diedero l'inizio alla
costruzione di un piccolo castello sulla
parte piu' alta del sito scelto, ai piedi
del quale scorre il rio fellone, e gli altri
cominciarono a costruire le loro case a semicercio
attorno al castello verso mezzogiorno e al
riparo dai freddi venti di tramontana.
Fin dal principio i signori Aynardi vollero
avere uno stemma e al nuovo borgo assegnarono
per arme gentilizie una pianta di salvia**;
questa scelta fu fatta perche' gia' a quel
tempo la salvia, che comunemente cresce nei
giardini, era conosciuta per le sue note
virtu' medicinali e con essa si volle far
intendere che il nuovo borgo rappresentava
una salvezza dal pericolo delle acque della
Ceronda e che esso nasceva in un luogo sano,
quasi in un giardino, poiche' fu collocato
nel sito migliore e piu' fecondo di tutto
il territorio di Rubianetta.
Edificato il castello ed aumentate le case
intorno al medesimo si penso' subito all'edificazione
di una cappella per il servizio religioso,
che venne costruita accanto al castello e
dedicata al Corpus Domini; essa veniva ufficiata
nei primi tempi da un semplice sacerdote
stipendiato dagli Aynardi.
Sopra questa cappella, venne anche costruita
una camera, dove si radunavano i signori
ed i rappresentanti del popolo per trattare
i loro problemi: a questa camera venne dato
il nome di Credenza e tale fu il nome con
cui si designo' da allora e fino a circa
il 1600 l'assemblea che regolava la vita
del paese. Essa era eletta da tutti i capi
famiglia ed era formata dagli uomini del
borgo piu' savi, stimati e meritevoli.
Con lo sviluppo, il borgo fu cinto nell'anno
1353 di forti ed alte muraglie e venne lasciato
un solo ingresso, quello che ancora adesso
esiste per accedere alla chiesa di San Michele.
Questo robusto muro di cinta che, partendo
dal castello, scendeva verso il mulino, cingeva
il novello paese lungo l'attuale corso del
rio Fellone e si ricongiungeva al castello
a nord-est. Esternamente e tutt'intorno a
questo muro vennero pure scavati profondi
e larghi fossati, il tutto per difendersi
da eventuali, e non infrequenti per quei
tempi, assalti e scorribande nemiche.
Con gli sviluppi successivi si continuo'
sempre a recintare l'abitato con un muro
di cinta laddove l'assenza di costruzioni
(abitazioni,stalle,fienili) non impediva
la comunicazione diretta tra l'esterno e
l'interno del paese. I documenti scritti
sempre riportano dell'esistenza di questo
"recinto" del quale sono ancora
oggi visibili alcuni ben conservati tratti
lungo il perimetro del cosidetto "centro
storico".
1) Gabotto. Le carte dell'Archivio Arcivescovile.
2) Il problema della diocesi di Torino nel
Medioevo- G.P. Casiraghi 1977 Torino.
**Al''originaria pianta di salvia, vennero
aggiunte nei secoli seguenti, due falci addossate,
piantate nel terreno ed inclinate verso il
gambo.
La deliberazione che sanci' definitivamento
le caratteristiche di tale stemma, risale
al 6 maggio 1932.
*Liberamente tratto dal libro : "Druent
appunti di storia" di Carlo Marocco
- Tipografia Commerciale s.r.l. - 1994